Il Messaggero 1 Maggio 2016
Berlino – Wolfgang Sobotka, 60 anni, del partito popolare Övp, al governo, è succeduto da poco alla ministra degli interni Johanna Mikl-Leitner, considerata un falco soprattutto sui profughi. Ma non è una rimozione: si è trattato di un giro di valzer orchestrato dal potente governatore della Bassa Austria, Erwin Pröll, da leggere nell’ottica degli equilibri di potere regionali e di partito. Mikl-Leitner e Sobotka si sono scambiati le poltrone: lui prende la sua agli Interni e lei quella di lui in Bassa Austria di vice governatore e responsabile delle finanze. In prospettiva l’ex ministra dovrebbe succedere a pieno titolo come governatore a Pröll che ha 70 anni e ha già annunciato che non si ricandiderà nel 2018. Dunque, come criticava giorni fa il quotidiano Der Standard, un avvicendamento dettato solo da calcolo di partito. Appena arrivato, Sobotka si è recato in visita a Roma e a Berlino.
Vienna assicura di non avere chiuso il Brennero ma di avere preso solo misure preventive nel caso di afflusso massiccio di profughi. Tutti però, Italia come Bruxelles, sono preoccupati e parlano di un nuovo ‘muro’ in Europa. Può spiegarci quale sarebbe per l’Austria il ‘worst scenario’?
Con il ministro Alfano abbiamo avuto un colloquio molto costruttivo. Sono fiducioso che Italia e Austria arriveranno assieme agli altri partner europei a una soluzione comune. Non ci sarà un muro al Brennero e il confine pure non verrà chiuso.
Al momento sia italiani che austriaci e tedeschi dicono che non c’è un’invasione al Brennero. Quale sarebbe il tetto massimo oltre il quale l’Austria farebbe scattare le misure di sicurezza e i controlli?
Dato che nei primi tre mesi i numeri sui profughi sono aumentati del 38%, seguiamo con preoccupazione l’andamento al confine, per questo dobbiamo fare controlli alla frontiera. Sul traffico hanno lo stesso effetto di una stazione di pedaggio di cui ce ne sono molte in Italia. La misura è per noi necessaria per garantire la sicurezza e l’ordine pubblico. Tutto ciò sarebbe superfluo se si arrivasse a una soluzione europea e tutti gli stati membri rispettassero i loro obblighi.
In Italia la stragrande maggioranza è contro la chiusura del Brennero temendo anche danni economici. L’Austria non teme per la propria economia? L’Italia è secondo partner commerciale?
Ripeto: non chiudiamo il confine. Se i nostri controlli avessero effetti negativi sull’economia, allora anche i tanti caselli autostradali che abbondano in Italia dovrebbero provocare molti di più.
L’Austria accusa l’Italia di lasciar passare ai confini. Il Paese ha confini marini e nella crisi dei profughi si è impegnato nel Mediterraneo molto prima che l’Europa si svegliasse. Se seguisse l’esempio di Austria e altri, dovrebbe chiudere i confini e lasciare affogare la gente: è la soluzione?
L’Austria non accusa l’Italia, bensi’ diciamo che tutti devono rispettare i propri obblighi, ciò che mi è stato assicurato anche dal ministro Alfano. Respingo decisamente che l’Austria voglia far affogare la gente indipendentemente dal loro status. È un’affermazione inaccettabile: dal 1945 l’Austria ha aiutato milioni di persone che fuggivano e adempirà sempre ai suoi compiti umanitari. Se l’Italia seguisse l’esempio dell’Austria dovrebbe avere oggi un numero dieci volte superiore di richiedenti asilo visto che l’Austria è assieme alla Svezia in cima in Europa per numero di accoglienza profughi. La soluzione deve essere che il trattato di Schengen venga anche rispettato firmato da tutti gli stati che l’hanno firmato. Il diritto deve rimanere diritto. Certamente l’Austria appoggia in amicizia le posizioni dell’Italia nell’Unione europea.
Lo scorso settembre l’Austria, assieme a Berlino, ha seguito la politica delle porte aperte, poi il dietrofront. Come si spiega il cambio di marcia? È dettato da ragioni di politica interna?
Io sono solo da poco ministro degli interni ma porterò avanti il corso della collega che mi ha preceduto che dal 2014 ha messo in guardia contro questi sviluppi. Per l’Austria è importante non solo offrire asilo alla gente ma anche integrarli durevolmente . Ovvero bisogna avvicinarli al nostro sistema di valori, devono imparare la lingua, deve essere assicurata l’assegnazione degli alloggi e devono anche essere integrati sul mercato del lavoro. Con un tasso di disoccupazione in aumento dal 10,% attuale e un aumento della criminalità fra i richiedenti asilo, il limite delle capacità, anche volendo aiutare in modo responsabile, sarà presto raggiunto. È necessaria una solidarietà europea affinchè i migranti vengano distribuiti equamente. Nessuno devo potersi scegliere il paese di asilo e ai profughi economici va detto già in Nord Africa, Afghanistan e Iran che per loro non abbiamo più capacità di accoglienza a disposizione.
Dopo Alfano si è incontrato con il collega tedesco de Maiziere: avete preso accordi sui profughi? Secondo notizie non smentite la Merkel avrebbe detto in una riunione interna che nel caso di un afflusso massiccio dall’Italia l’Austria chiuderebbe il Brennero. C’è un accordo in tal senso?
No. Il ministro de Maiziere ed io siamo d’accordo che l’Italia da una parte va appoggiata nei suoi sforzi con la Libia e gli hotspots nel Mediterraneo ma al contempo chiediamo che l’Italia crei sufficienti alloggi per i profughi e controlli come si deve i suoi confini Schengen.
Cosa nel pensa della proposta del premier Renzi di creare degli hotspots nel Mediterraneo?
Misure volte a una più stretta registrazione dei migranti ai confini esterni dell’Ue sono in linea di principio positive. La domanda è come verranno trattati e assistiti i profughi lì. Il progetto di Renzi lo consideriamo un progetto buono e sostenibile.
Il primo turno delle presidenziali in Austria si è chiuso con la vittoria del candidato Fpö, lo stesso partito il cui ingresso al governo nel 2000 valse all’Austria le sanzioni Ue. Oggi si teme in Europa che il declino dei vecchi partiti e il successo dei populisti porti a una crisi del sistema politico e della stabilità in Austria: sono preoccupazioni infondate?
Già nel 2000 le misure dell’Ue non erano giustificate. L’Austria era è e resta un partner stabile e affidabile in Europa.