IL MESSAGGERO 10 Maggio 2016
Berlino – Spazzato via dal terremoto di estrema destra al primo turno delle presidenziali in Austria, il cancelliere e leader socialdemocratico, Werner Faymann, si è dimesso da tutti gli incarichi in una mossa non del tutto inattesa ma che lascia comunque spiazzato il Paese a 13 giorni dal ballottaggio delle presidenziali. Manca un “forte appoggio” del partito, quello della maggioranza non basta: “traggo le conseguenze da questo insufficiente appoggio, mi dimetto dalle funzioni di capo del partito e cancelliere”, ha annunciato ieri ringraziando di avere avuto “l’onore di essere stato per sette anni e mezzo cancelliere della Repubblica austriaca”. Assume l’interim il sindaco di Vienna Michael Häupl, un ‘big’ della Spö, che ha subito annunciato che il successore sarà deciso fra una settimana. Il 25-26 giugno poi il congresso Spö dovrà confermare la nomina. In parallelo con le dimissioni, il presidente uscente Heinz Fischer ha incaricato il vice-cancelliere Reinhold Mitterlehner, del partito popolare Övp, degli affari correnti. La grande incognita è ora se per la nomina del nuovo cancelliere basterà un semplice cambio di cavalli in corsa nella Spö o se ci vorranno elezioni anticipate. Quelle regolari sarebbero a settembre 2018. I due partiti della grande coalizione al governo, Spö e Övp, afflitti da emorragia cronica di voti, hanno tutto interesse a rinviarle il più possibile nella speranza di riprendersi. Un anticipo del voto sarebbe a solo vantaggio del partito di estrema destra Fpö, che è già da tempo primo nei sondaggi (sul 34%). Il vorrebbe dire che il prossimo cancelliere potrebbe essere il leader Fpö, Heinz-Christian Strache. Non a caso Mitterlehner ha scansato lo scenario: “non vedo la necessità di elezioni anticipate”, si è affrettato a dire escludendo peraltro un cambio di rotta sui profughi. La velocità con cui gli strateghi di partito si sono messi all’opera lascia intuire che si vuole correre ai ripari subito, durante il mandato di Fischer (Spö), prima dell’insediamento del nuovo presidente, che potrebbe essere proprio il candidato Fpö, Norbert Hofer.
Quanto a Faymann, che proprio sui profughi aveva fatto un dietro-front e alla fine ci è inciampato sopra, ha escluso nuovi incarichi in patria. Piuttosto, ha detto oggi al tabloid Österreich, “qualcosa nell’ambito dell’Ue”. Per il momento però si prende tempo un paio di mesi per riprendersi dallo stress. Il 5 settembre Faymann, assieme alla cancelliera Angela Merkel, si era fatto paladino della politica della porta aperta ai profughi siriani ammassati in Ungheria. Dopo pochi mesi però, assecondando gli umori del paese e le sirene demagogiche dell’estrema destra, faceva dietro-front decidendo un drastico giro di vite: tetti massimi di accoglienza e controlli al Brennero. La capriola non convinceva né i populisti né il suo elettorato. Per lui i guai veri sono cominciati con la debacle al primo turno delle presidenziali il 24 aprile, dove il candidato Spö, Rudolf Hundstorfer, franava contro quello dell’estrema destra Hofer che si attestava primo con il oltre il 36% assicurandosi la poll-position al ballottaggio il 22 maggio contro il Verde Alexander Van der Bellen (sul 20%). Molti nella Spö sollevavano la questione della successione e alla manifestazione dell’1 maggio Faymann veniva fischiato. Ancora il 28 aprile ai suoi critici diceva: “eletto, è eletto”. E il solo 3 maggio annunciava: “contate sulla mia permanenza”. Poi, ieri, invece, ha dovuto fare i conti con la matematica e la realtà: manca un forte appoggio nel partito, “la maggioranza non basta”. Gettonato per la successione è l’Ad delle Ferrovie austriache Öbb, Christian Kern, manager giovanile e dinamico (50 anni) che aveva gestito bene a settembre la crisi degli arrivi di migranti sui treni dall’Ungheria.
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