Dominique Meyer: intervista a sovrintendente Staatsoper Vienna

IL MESSAGGERO 24 Maggio 2016

Classe 1955, francese, Dominique Meyer è il sovrintendente dell’Opera di Stato Vienna dal 2010, uno dei teatri lirici più importanti al mondo con bilanci in attivo, recite circa 300 sere l’anno e pubblico in coda, spesso giorno e notte, per i biglietti. Il suo contratto è stato rinnovato fino al 2020

In privato aveva fatto capire che se avesse vinto Hofer si sarebbe dimesso. Respiro di sollievo?

Beh, respiro. Sono veramente felice sia andata così. Abbiamo festeggiato con lo champagne. Non ho voluto dirlo prima perché sono straniero, era una mia decisione, non volevo si dicesse che volevo influenzare gli austriaci. Anche dopo sei anni mi sento sempre un ospite. Ma non avrei voluto lavorare con quel partito (la Fpö) perché ho idee opposte. Io sono sempre stato per l’apertura, la generosità, la tolleranza ma non sono stato mai iscritto al partito socialista anche se in passato ho lavorato con loro (Pierre Beregovoy e Jacques Lange). Sono aperto, ho lavorato anche con i conservatori, sono per il compromesso ma su alcune cose non si può passare sopra. È stato duro aspettare i risultati. Questo lavoro è il sogno della mia vita, lavoro giorno e notte per l’Opera, i Wiener Philharmoniker sono la mia vita e per loro ho rinunciato a tante cose, per me sarebbe stato peggio di un suicidio. La mia squadra mi è stata molto vicina, ho provato molto calore umano.

Ma davvero si sarebbe dimesso? Avrebbe scritto al ministro?

Si’, avrei chiesto un incontro col ministro della cultura et voilà gli avrei detto che volevo andarmene, ma per non lasciare l’Opera nei guai avrei dato sei mesi di tempo per trovare un successore, avrei trovato il modo per chiudere in modo pulito perché ho rispetto per la Staatsoper.

Conoscendo bene il paese, un paese di cultura, che idea si è fatto del fenomeno Hofer?

Credo che non si rendano conto di quanto siano beati. Il suo consenso si fonda sulla paura. L’estrema destra ha sempre agitato le paure. In questo Paese non succedono fatti gravi da anni, niente delitti, la gente non si rende conto di essere un Paese felice. I profughi sono stati strumentalizzati dalla Fpö, ma non c’era una vera emergenza. E poi, emergenza o non, non si possono considerare le persone come animali. Forse non è stata trovata la migliore risposta, ma è facile criticare il governo quando ha di fronte problemi difficili da gestire. Bisogna trovare una soluzione umana.

In Francia ne sapete qualcosa di populisti con Marine Le Pen?

Si’, ovunque in Europa i partiti di estrema destra avanzano. In Francia c’è il rischio che alle prossime elezioni Marine Le Pen arrivi al secondo turno. Ricordo lo scontro finale di Jacques Chirac con Le Pen padre: Chirac vinse con l’80%, ma oggi è diverso, vincerebbe lei. La gente dimentica la Storia. Qui a Vienna diversi artisti sono partiti (durante il nazismo), in troppi oggi hanno smarrito il filo della Storia: siamo in un momento critico, bisogna ricordarsi della Storia. Esistono due ‘Austrie’: quella di gente che può essere manipolata e quella che parla al mondo, generosa, aperta, che ha la cultura nel sangue: io quest’Austria amo, e oggi quest’Austria ha reagito bene.

Si sono mai visti Van der Bellen o Hofer all’Opera?

No, non credo almeno. Io non li conosco. Heinz Fischer (il presidente uscente) si’, viene spesso perché è appassionato e per dare un segnale alla cultura. È una persona di grande livello e valore.

Cambierà qualcosa ora con un presidente Verde e un nuovo cancelliere Spö?

Il cancelliere ha un compito molto importante: far capire agli austriaci che le cose non stanno non hanno fatto loro credere. Deve dare segnali concreti al Paese, ha tutto il mio appoggio possibile.

L’Austria fa molto per la cultura e investe molto, che aspettative ha per l’Opera?

La situazione anche da punto vista del bilancio e’ molto migliorata, siamo sulla strada giusta, non siamo super-ricchi ma la situazione è sana. Su un budget di 108 milioni, 58 sono stanziati dalla mano pubblica e 49 provengono da guadagni della casa. Il Teatro è in uno stato fantastico: 600.000 spettatori l’anno, capacità posti esaurita al 99%, 200.000 pernottamenti l’anno collegati alle visite all’Opera. Il 30% di spettatori sono stranieri, il 70% austriaci: vuol dire che l’Opera è il polmone della città e che c’è un rapporto molto stretto fra il Teatro e la popolazione.

Vedi l’articolo Il Messaggero 24.5.16

 

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