Mostra a Berlino su pregi ed eccessi di un’ossessione tedesca: il risparmio

IL MESSAGGERO 23 Marzo 2018

IL CASO BERLINO Grandi personaggi o eventi storici vengono di solito citati per comprendere la Germania, il suo rigore, le sue ferite: Lutero, Kant, la guerra dei trent’anni, il Trattato di Versailles, le tragedie del 20mo secolo. Ma poche cose aiutano a capire l’animo dei tedeschi come il risparmio. Che sia in tempi di prosperità o fame, di pace o guerra, di iperinflazione, o tassi zero, o quando il denaro non valeva niente come nella Repubblica di Weimar, non fa nulla: i tedeschi risparmiano sempre, sono i campioni del risparmio e ne vanno fieri. Per loro non è solo uno strumento di sicurezza, è un attributo morale. Una mostra, la prima del genere, scandaglia questo aspetto cruciale della società e storia tedesca degli ultimi 200 anni. Sparen Geschichte einer deutschen Tugend (Risparmiare, storia di una virtù tedesca) il titolo della mostra che apre oggi al Deutsches Historisches Museum di Berlino, il museo storico voluto da Helmut Kohl e disegnato dall’archistar Pei. LE RICERCHE Stranamente, come ricordato alla presentazione dal presidente Raphael Gross e dal curatore Robert Muschalla, il tema del risparmio non è mai stato affrontato storicamente. Questa mostra, preceduta da quattro anni di ricerche, lo fa prendendo spunto dalla crisi dell’ euro nel 2007, e la disputa seguita sulla austerity, seguendo un criterio cronologico a partire dalla nascita delle Sparkassen. La prima cassa di risparmio nasce ad Amburgo nel 1778, nel Nord laborioso e protestante (la prima a Berlino nel 1818), ma l’ istituzione prese rapidamente piede anche nel sud cattolico. L’ origine viene in realtà dall’ Italia: i Monti di Pietà fondati nel 15mo secolo dai francescani per aiutare i poveri prestando denaro a basso interesse in cambio di oggetti dati in pegno. Erano strumenti diretti anche a fare concorrenza alla pratica degli ebrei di prestare denaro e col tempo furono usati anche per cacciare gli ebrei. La propaganda del risparmio raggiunse la sua massima e peggiore espressione col nazismo. Nel Medioevo la povertà era considerata una condanna divina. Con Lutero invece l’ uomo, con il lavoro, era responsabile della propria sorte. La propaganda nazista manipolò a fini politici il concetto, distinguendo fra il lavoro buono di chi fatica, e cattivo di chi arraffa senza sudare, gli ebrei. Pretesto che serviva a giustificare l’ antisemitismo e che diede il via a espropri, discriminazioni e infine allo sterminio. Persino nel Lager di Theresienstadt circolavano libretti di risparmio di una improbabile Banca di autogestione ebraica. Fra i 300 oggetti esposti recuperati in parte frugando negli archivi dimenticati delle Sparkassen, salvadanai di ogni foggia e periodo, libretti di risparmio, monete e banconote, manifesti in cui si esorta a risparmiare e anche un veicolo nel 1916 per il trasporto di milioni di banconote di marchi che non valevano più niente. Protagonista occulto ma onnipresente della mostra è Wolfgang Schäuble, l’ ex guardiano delle finanze tedesche e signore del diktat del risparmio e del deficit zero (schwarze Null). L’ ex ministro delle finanze (protestante) non è menzionato direttamente ma aleggia ovunque e forse è proprio l’ ispiratore della mostra. Chi invece compare in un video è l’ ex ministro delle finanze Peer Steinbrück quando il 5 ottobre del 2008, in piena crisi dell’ euro, assicurò assieme ad Angela Merkel i tedeschi che i loro risparmi erano al sicuro. Flaminia Bussotti © RIPRODUZIONE RISERVATA.

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