Berlinale, Martin Scorsese, un Orso d’Oro alla carriera

                      PILLOLE FESTIVAL CINEMA BERLINO

Martin Scorsese alla Berlinale

Flaminia Bussotti

Berlino –  Accanto agli Orsi d’oro e d’argento per i 20 film in concorso, la 74/ma edizione del festival del cinema di Berlino ha assegnato anche un Orso d’Oro alla carriera a Martin Scorsese (81 anni), il gigante italoamericano, autore di capolavori che hanno segnato apici nella storia del cinema, come Taxi Driver (Palma d’Oro a Cannes nel 1975), Toro Scatenato (1980), Gangs of New York (2002), The Departed (2006, Oscar nel 2007), The Irishman (2019) e The killers of the Flower Moon, candidato quest’anno a dieci Oscar a Los Angeles. Anche la Mostra del Cinema di Venezia gli aveva consegnato un Leone d’Oro alla carriera nel 1995. Di Scorsese la Berlinale presenta tre pellicolle (After Hours, Made in England: the films of Powell and Pressburger, The departed) e il regista ha partecipato di persona alla premiazione e anche a una conferenza stampa.

Martin Scorsese alla conferenza stampa con il direttore della Berlinale Carlo Chatrian

Alla conferenza stampa il 20 febbraio, Scorsese era commosso e divertito, stava al gioco dei giornalisti rispondendo a tutte le domande, anche le più personali e apparentemente strampalate. Come quella di un giovane bulgaro che, insieme a lunghi elogi, gli ha chiesto se poteva recitargli delle battute dal suo film The Departed, assicurandolo che era davvero molto bravo. Sorridente e senza batter ciglio, Scorsese ha acconsentito e ha ascoltato con attenzione e divertito l’improvvisato attore.

Il suo legame con Berlino e la Berlinale è antico: “per me la Berlinale è veramente importante” perché è qui che abbiamo presentato nel 1980 in anteprima Toro Scatenato, ha detto la sera alla cerimonia della consegna del premio, dove si è presentato accompagnato dalla figlia Francesca: “C’è un posto molto speciale nel mio cuore per Berlino”.

All’incontro con la stampa qualche ora prima, fra consigli professionali e racconti della sua lunghissima carriera, Scorsese evoca anche qualche ricordo privato: “la lasagna di mia madre era strepitosa e per fortuna mia figlia Cahty, che porta il suo nome, ha il suo stesso talento in cucina, sono felice”. E reagisce con spirito e ironia a domande, richieste e inviti della stampa accreditata: a una giornalista georgiana che lo ha invitato a recarsi nel suo paese a bere un bicchiere di ottimo vino, Scorsese ha sorriso entusiasta e accettato di corsa l’invito.

E poi a raffica una serie di riflessioni in risposta a una scarica di domande. Come si definirebbe in una sola parola? “Un mistero”! La fama? Col tempo ha imparato a conviverci e gli fa meno effetto che da giovane: “l’importante è potermi sentire sempre libero di ricominciare daccapo e capire chi voglio essere veramente, anche se, certo, anche con gli anni, non si perdono nè l’ambizione nè l’ego. E ancora: “non penso affatto che il cinema stia morendo, si trasforma, la tecnologia cambia così velocemente, ma quel che conta è la voce individuale, che sia Tiktok o un film: “non dobbiamo farci impaurire dalla tecnologia, ma controllarla”. Fare un film con Steven Spielberg? “Sarebbe molto divertente”, ma insieme finora abbiamo solo coprodotto il film “Maestro”. Il momento migliore della sua vità? Privata o professionale?, domanda di rimando scherzando: “credo che il migliore sia stato una pubblicità per Armani negli anni ’80. Era uno spot per un profumo e conoscere Armani è stato magnifico, se poi gli sia servito nelle vendite non lo so”. Progetti? Un film su Gesù, ma è solo un’idea al momento, dice ricordando anche un suo incontro con il Papa. L’idea del film è legata alla mia infnaza nella Lower East Side a New York, sono sempre stato interessato al Cristianesimo e sto pensnado di farci un film: sarà “provocatorio e divertente” ma “non ho ancora le idee chiare, non sono sicuro”. Sente il peso del passare del tempo? So che la vita è breve e l’arte è il modo migliore di usare il tempo; sono conscio della brevità della vita, so che morirò, è una verità oggettiva, “ma non siamo costretti a pensarci sempre”! 

 

 

Berlinale 74, “Small things like these” con Cillian Murphy ha inaugurato festival

PILLOLE FESTIVAL CINEMA BERLINO (15-25 febbraio 2024)

                                                 

Flaminia Bussotti

Berlino – La 74ma edizione della Berlinale si è aperta il 15 febbraio con il film, in prima mondiale, “Small things like these” del regista belga Tim Mielants e un protagonista d’eccezione, l’attore irlandese Cillian Murphy, in forte odore di vincere un premio Oscar come migliore attore per la sua interpretazione di Oppenheimer di Christopher Nolan. Il film è tratto dal bestseller della scrittirce irlandese Claire Keegan ed è coprodotto da Matt Demon e Ben Affleck. Tratta della torbida attività nel 1985 di un convento di monache a New Ross, Irlanda, con ragazze socialmente disagiate e del conflitto di coscienza di un padre di famiglia, commerciante di carbone e cattolico osservante, Bill Furlong (Murühy), che prende coscienza di ciò che accade dietro le mura della ‘community’ ed è messo di fronte all’alternativa se tacere, come il resto della gente fa inclusa sua moglie, o reagire e intervenire. 

Cillian Murphy acclamato a conferenza stampa

Alla conferenza stampa dopo la preview del film per i giornalisti accreditati, regista, attore e produttore hanno sottolineato di conoscersi ed essere amici da anni e che durante le riprese regnava nel cast un clima di fiducia e amicizia. “A good karma”, un buon karma, ha detto Murphy. Il film, conoscendoci tutti, è nato naturalmente, come piovuto dal cielo, “magari tutte le produzioni fossero così”, ha spiegato Damon. È stato “molto importante il clima di fiducia fra di noi, ci conosciamo da anni”, ha ancora detto Murphy aggiundendo di amare Berlino e che questa era la quinta volta che veniva al festival.

Cast Small things like these, Matt Demon a sinistra, regista Mielants accanto a Murphy

Venti i film in concorso, di cui due italiani: “Another end” di Piero Messina e “Gloria”, di Margheria Vicario. Con questa edizione, la sua quinta, il direttore artistico italiano, Carlo Chatrian, lascia. La ministra alla cultura Claudia Roth ha voluto riunire in una sola persona il duo al vertice finora (accanto a Chatrian la direttrice amministrativa Mariette Rissenbeek). Chatrian non era d’accordo e ha preferito andarsene. La decisione della ministra verde è stata molto criticata nel merito e nella forma, e accompagnata da molte polemiche inclusa una lettera aperta firmata da circa 200 artisti fra cui il regista Martin Scoresese, che riceve al festival un Orso alla carriera, e bollata come sbagliata e “immorale nei confronti di Chatrian”. Dall’anno prossimo succederà alla direzione del festival l’americana Tricia Tutle, ex direttrice del festival del cinema di Londra.